venerdì 17 ottobre 2014

Kathmandu, Bhaktapur, chiaroscù

Gli stupa sono bianchi o dorati, tranquilli, privi di immagini. I templi induisti, scuri e sovraccarichi, hanno divinità così numerose e pittoresche da far impallidire il battaglione di supereroi Marvel. Ce n’è uno con la maschera da lottatore di lucha libre e il mantello rosso. È in momenti come questi che mi do dello stupido per non avere una macchina fotografica.

(foto di Silvia Carrozzo)
(foto di Silvia Carrozzo)
Riesco a entrare nella Durban Square di Bhaktapur senza pagare. O meglio, quando sono già dentro mi rendo conto che devo versare un obolo. Una tipa mi ferma, mi mostra un tesserino e mi chiede il biglietto. Non ho una rupia in tasca. Le faccio un grande sorriso e poi, con un inglese più maldestro di quello che parlavo in prima media, le spiego della supercazzola con scappellamento a destra. Quella si confonde e mi lascia andare. Faccio un saltino all’Alberto Sordi e penso che in fondo noi italiani abbiamo i governanti che ci meritiamo.

(foto di Silvia Carrozzo)
(foto di Silvia Carrozzo)

Rafting? Parapendio? Ghiacciai? Cazzate. Se vuoi veramente sentire l'adrenalina scorrerti nel corpo prendi un taxi. Siediti accanto al guidatore. Accertati che sia scalzo. Tempestalo di domande stupide come "Qual è la percentuale di induisti in Nepal?". E inizia a pregare.
Oggi nell’unica carreggiata ci siamo noi, altri tre taxi, due bus, tre risciò, un numero imprecisato di cani, e ci sorpassiamo senza ritegno l'uno con l'altro, da tutte le parti. Improvvisamente tutti scartano sulla sinistra. Anche i cani. Arriva in direzione contraria un camion nero come l'inferno che strombazza manco fossero le trombe del giudizio. È pazzo, penso, ha rischiato di fare una strage.
Scopro che non era una strada a senso unico. Già, proprio così. Eravamo tutti sulla carreggiata sbagliata. Anche i cani.
Così scopro che qui tengono la sinistra. O meglio, non tengono proprio niente. Neanche il volante. Neanche alla vita tengono. Per questo è così affollato il pantheon indù: sono necessari un paio di dei per ogni automobilista.
Tanto alla fine di traffico muori lo stesso. Poco a poco. Per lo smog. Kathmandu è una delle città più inquinata del mondo, vanno tutti con le mascherine. Anche i cani.


Davanti il commissariato di polizia svetta la riproduzione perfetta di uno scheletro a cavallo di una moto. Il cartello in nepalese dice qualcosa del tipo "Cerca di stare attento mentre guidi, coglione, ché ti giochi la vita tua e quella degli altri".
Secondo me non è un metodo di dissuasione adatto, in un paese i cui la maggioranza degli abitanti credono nella reincarnazione.
(foto di Silvia Carrozzo)


Poche ore dopo aver comprato la SIM nepalese mi arriva il seguente messaggio: vata khan mama ko gharma aaejore. “Se vuoi il pranzo, passa dalla stanza dello zio”, credo. Per un attimo penso di accettare e mangiare con ‘sto zio, chiunque egli sia. Poi la mente va al djhgljylufvgtvfqasas e ci rinuncio.

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