(foto di Silvia Carrozzo) |
(foto di Silvia Carrozzo) |
Riesco a entrare nella Durban Square di Bhaktapur senza pagare. O meglio, quando sono già dentro mi rendo conto che devo versare
un obolo. Una tipa mi ferma, mi mostra un tesserino e mi
chiede il biglietto. Non ho una rupia in tasca. Le faccio un grande sorriso e poi, con un inglese più maldestro
di quello che parlavo in prima media, le spiego della supercazzola con
scappellamento a destra. Quella si confonde e mi lascia andare. Faccio un
saltino all’Alberto Sordi e penso che in fondo noi italiani abbiamo i governanti che ci
meritiamo.
(foto di Silvia Carrozzo) |
(foto di Silvia Carrozzo) |
Rafting? Parapendio? Ghiacciai? Cazzate. Se vuoi veramente sentire l'adrenalina scorrerti nel corpo prendi un taxi. Siediti accanto al guidatore. Accertati che sia scalzo. Tempestalo di domande stupide come "Qual è la percentuale di induisti in Nepal?". E inizia a pregare.
Oggi nell’unica carreggiata ci siamo noi, altri tre taxi, due bus, tre risciò, un numero imprecisato di cani, e ci sorpassiamo senza ritegno l'uno con l'altro, da tutte le parti. Improvvisamente tutti scartano sulla sinistra. Anche i cani. Arriva in direzione contraria un camion nero come l'inferno che strombazza manco fossero le trombe del giudizio. È pazzo, penso, ha rischiato di fare una strage.
Scopro che non era una strada a senso unico. Già, proprio così. Eravamo tutti sulla carreggiata sbagliata. Anche i cani.
Così scopro che qui tengono la sinistra. O meglio, non tengono proprio niente. Neanche il volante. Neanche alla vita tengono. Per questo è così affollato il pantheon indù: sono necessari un paio di dei per ogni automobilista.
Tanto alla fine di traffico muori lo stesso. Poco a poco. Per lo smog. Kathmandu è una delle città più inquinata del mondo, vanno tutti con le mascherine. Anche i cani.
Davanti il commissariato di polizia svetta la riproduzione
perfetta di uno scheletro a cavallo di una moto. Il cartello in nepalese dice qualcosa del tipo "Cerca di stare attento mentre guidi,
coglione, ché ti giochi la vita tua e quella degli altri".
Secondo me non è un metodo di dissuasione adatto, in un paese i cui la maggioranza degli abitanti credono nella reincarnazione.
Secondo me non è un metodo di dissuasione adatto, in un paese i cui la maggioranza degli abitanti credono nella reincarnazione.
(foto di Silvia Carrozzo) |
Poche ore dopo aver comprato la SIM nepalese mi arriva il
seguente messaggio: vata khan mama ko
gharma aaejore. “Se vuoi il pranzo, passa dalla stanza dello zio”, credo. Per un
attimo penso di accettare e mangiare con ‘sto zio, chiunque egli sia. Poi la mente
va al djhgljylufvgtvfqasas e ci rinuncio.
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