giovedì 27 novembre 2014

Piccoli imprevisti: abbandonati in mezzo al nulla!

La mattina, dopo un paio d'orette di pacifica navigazione, ci viene comunicato che a causa della stagione secca da lì in poi le acque del Nam Tha sono troppo basse per essere navigabili. Cioè, questo lo capiamo dopo mezz'ora di gesti e disegni tracciati sulla sabbia del fiume. Dobbiamo scendere e continuare con mezzi di fortuna. Questo non era l'accordo. Secondo i francesi il tipo della piroga deve caricare della merce e tornare indietro, con un gran sorriso gli augurano che coli a picco alla prossima roccia. Ci dirigiamo con lo zaino in spalla in mezzo al nulla.
Perchè sì, siamo in mezzo al nulla.
Nalae è un villaggetto di quattro case in cui l'unico mezzo pubblico è partito pochi minuti fa. Di passare qui la notte non ci pensiamo proprio. Ci mettiamo in mezzo alla strada polverosa e assaltiamo tutti i carri/camion/trattori/furgoni che hanno la sventura di passare da questi paraggi. Tutti ci schivano/schifano con abili derapate, finché un autista distratto si avvicina troppo. Con un salto siamo sul cassone del camion, in compagnia di quattro simpatici locali che ci offrono sigarette e sguardi perplessi. 

Compagni fumanti o belanti. O stuzzicadentanti (foto di V Berland)

Viaggiamo in piedi, su una sterrata di montagna che sembra Beirut dopo i bombardamenti. Il camion si ferma ad ogni villaggio a caricare qualcosa: prima delle casse, poi due capre, perfino una motocicletta. L'autista, probabilmente per farci pentire di essere saliti, prende le curve a 90 Km/h. A ogni buca, cioè ogni 3 secondi, facciamo dei salti da strappare applausi scroscianti ai canguri. Sulla sinistra, in fondo a uno strapiombo di una ventina di metri, la verde tranquillità del Nam Tha ci guarda paciosa.
Ma noi siamo dei turisti alternativi, mica dei farang qualsiasi: quindi resistiamo, sprezzanti del pericolo e della polvere rossa inghiottita a palate. Invece la capre no. Loro fiutano il dramma e iniziano a darci sotto, pisciando e scacazzando dappertutto. Le misteriosi leggi della natura hanno voluto che la defecazione della capra fosse ergonomica: le palline di merda rotolano che è un piacere, raggiungendo ogni angolo del cassone. Insieme al piscio fresco. Ci carichiamo gli zaini in spalla e ci arrampichiamo sulle assi di ferro laterali, mentre l'autista sghignazza e pigia sull'accelleratore. Un consiglio: se viaggiate con delle capre dallo stomaco indisposto non indossate mai sandali Geox. È vero, respirano, come dice la pubblicità: ma respirano perchè sotto, nelle suole, sono bucati.

Io ed Enguerrant controvento (foto di V. Berland)
La pozza non è della moto, ma della capra (foto di V. Berland)

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