Il viaggio per Battabang, seconda città più grande del paese, dura 14 interminabili.
Risaie e canali, canali e risaie. Capanne. Canali e risaie, risaie e canali. Ogni tanto vedo qualcuno che pesca. I
khmer hanno un sistema di pesca che assomiglia più alla lotta greco-romana. Si infilano nelle grandi pozze – da pochi a decine di metri quadrati – che costellano il loro paese e camminando piegati sott’acqua arrivano al pesce. Poi, a mani nudi o con delle rudimentali reti, cercano di afferrarlo. Le pozze sui sono di due tipi e sono facili da distinguere: quelle rettangolari generalmente si trovano in mezzo ai campi e sono state fatte dai cambogiani; quelle rotonde si trovano un po’ dappertutto e sono state fatte dagli USA a suon di bombe. Durante la guerra del Vietnam, tanto per non perdere l’allenamento.
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Il panorama che vedrete per chilometri uscendo da Phnom Phen |
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La signora Ying va a pesca |
Mentre chilometri di risaie sfilano davanti al finestrino, mi appisolo a tratti come un ubriaco. Quando siamo imbottigliati nel traffico di Phnom Phen il bus prende all’improvviso a procedere a strattoni. Tum Tum. Si spegne. Rimette in moto. Apro gli occhi e vedo dietro di me l’autista che esce dal bagno (una cabina di metallo messa sul fondo del bus). Tum. Tum. Chi è alla guida? Sporgo la testa e vedo uno dei passeggeri che tranquillamente restituisce il volante all’autista. Alla vescica non si comanda.
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Dopo due mesi scopro che posso tranquillamente vivere senza pane |
Per la prima volta dopo mesi mangio del pane. Eredità del colonialismo francese, in Cambogia le
baguettes non sono così difficili da trovare. Il panino con carne alla brace e verdurine in agrodolce è un regalo per il mio corpo intorpidito dal viaggio. L’altro regalo sono le lenzuola. È da quando sono in Asia che non sentivo il lusso di un lenzuolo sopra e uno sotto. Il tipo che mi consegna la chiave parla uno stentato inglese. In compenso sta studiando grammatica cinese. L’hanno capito presto, i
khmer, in che direzione va il futuro.
Questa città con un nome da onomatopea mi delude. Arrivo al mercato alle cinque e ancora stanno arrivando i primi camioncini, le prime donne con i fagotti pieni di pesce o frutta. I baracchini ancora sono chiusi. Se non fosse per un vecchietto che frigge qualcosa di contundente rimarrei a digiuno. Bah, non c'è più religione.
Salgo su un bus per la mia ultima tappa cambogiana, la prima per qualunque altro turista: i templi di Angkor.
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La forma poco accattivante del mercato di Battabang |
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Verdure... |
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...da aggiungere al pesce (il piagiama perchè è mattina presto). |
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