martedì 6 gennaio 2015

La furia di Yolanda

Arriviamo a Coron Island quasi a mezzanotte. Ci aspettano con un pugno di riso, una bottiglietta d’acqua e un volto mortificato di scuse. È buio. Ci muoviamo come fantasmi lunghi i moli silenziosi, quindi ci incamminiamo lungo una strada altrettanto deserta verso il centro dell’isola. Tutto intorno il degrado e l’abbandono: case semidiroccate, pali della luce che pendono come torri di Pisa, detriti lungo le cunette, lampioni che non funzionano. E che cazzo – è il mio primo pensiero - pare che ci sia passato un tifone.

Sì, qualche ramo è rimasto a terra...
...ma Coron City ha ripreso a vivere

Proprio così.
Pochi giorni fa Yolanda ha spazzato via mezza isola, come mi spiega il giorno dopo Marvin, il ragazzo che lavora nella guesthouse. Sulla quale si è abbattuto un albero di varie tonnellate ancora visibile contro il muro posteriore. Loro si sono rimboccati le maniche, hanno motosegato l’albero, ricostruito la parete e ne hanno approfittato per dare un colpo di bianco al tutto. Tanto di tifoni qui ne passano un paio all’anno, mi dice, e anche peggiori di Yolanda: siamo sempre sopravvissuti. E i morti? faccio io. Se la sono voluta, mi spiega. L’isola è stata avvisata circa una settimana prima dell’arrivo del tifone: se proprio quella mattina vai a pesca, o rimani nella tua capannetta fatta di paglia alla mercè del soffio del lupo cattivo, beh, te la sei voluta. Fatalismo e pragmatismo in dosi uguali, mi piace.

Interno della colorata Marley Guesthouse...
...esterno (è quella arancione sullo sfondo)...
...e la terrazza da cui godersi il traffico cittadino

Per capire come sono i filippini.
Sera, buio, non mi funziona la SIM locale. Chiedo a tre ragazzini per strada se hanno l’operatore X, con quello posso chiamare gratis. Un ragazzino di 16 anni mi dà direttamente il suo cellulare. Telefono. La chiacchiera dura molto, quasi un’ora. A un certo punto vedo che il ragazzino si allontana. Sta tornando a casa.
- Scusa, non ho fatto caso al tempo che è passato, mi giustifico.
- Non fa niente.
- Ecco il telefono.
- Non fa niente, me lo restituisci domano.
- Domani? È la prima volta che ci vediamo, anzi non ci vediamo proprio perché è tutto buio, non conosci nemmeno il mio nome, sono un turista e mi lasci il tuo telefono? Non saprei nemmeno come beccarti, sono appena arrivato sull’isola.
- Buona continuazione, ciao!

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