mercoledì 7 gennaio 2015

Tanto le donne amano le cicatrici

È curioso realizzare il classico sogno da bambino senza avere mai saputo di averlo. Ma oggi, mio ultimo giorno di mare nelle Filippine, scopro che il mio sogno segreto era quello di curiosare dentro una nave sommersa. Si tratta del Lusong wreck, nave da guerra giapponese affondata nei pressi dell'isola di Culion verso la fine della seconda guerra mondiale.

Il Lusong wreck, adagiato di fianco sul fondo marino

Ci arriviamo con l'alta marea, il relitto è completamente sommerso a una decina metri di profondità, piegato su una fiancata. Solo io e un marinaio filippino riusciamo ad arrivare sul ponte della nave, siamo senza pinne. Ma io voglio di più: emergo, iperventilo, mi gonfio di orgoglio e ossigeno, scendo. Uno, due, tre, cinque, otto metri: mi muovo lentamente tra le paratie ossidate della nave ormai ricoperte da coralli, seguito dallo sguardo di centinaia di pesci che hanno fatto lì la loro casa. Il ponte, la camera stagna, i monconi della sala macchine: li percorro in silenzio, per pochi lunghi secondi, un sacco di volte. È affascinante scoprire gli anfratti segreti di una nave fantasma. 

 
 
 
 
 

Dalla barca mi chiamano, decido di fare un'ultima immersione. Sto già risalendo quando di colpo sento un dolore lancinante alla coscia destra. Mi giro di scatto e vedo una profondo squarcio che l'ha aperta in due. Ho urtato uno di quei coralli taglienti come lame, o il bordo della nave, non lo so. So solo che un lembo della mia carne sventola nell'acqua come un lenzuolo, seguito da una scia di sangue. La prima cosa che penso è che grazie al cielo ho da poco fatto l'antitetanica. La seconda cosa è che gli uomini con le cicatrici sono sempre piaciuti. E su questa ferita avrò una storia interessante da raccontare, mica stavo affettando le melanzane. 
Raggiungo rapido la mia barca, ovviamente non hanno un kit di pronto soccorso. Un marinaio si toglie la maglietta, la strappa e me ne dà una striscia. Me la lego stretta intorno alla gamba, mentre sorrido a tutti facendo battute rassicuranti. Ovviamente sono pallido come un cencio e mi viene da vomitare. Per fortuna la ragazza filippina accanto a me una è infermiera e la famiglia svedese ha tintura di iodio e cerotti (che vuol dire viaggiare con bambini!). Il piccolo svedese osserva curioso come fermo l'emorragia, senza mostrare alcuna emozione: da grande diventerà chirurgo, o serial killer.

2 commenti:

  1. Comunque, è pericoloso anche affettare le melanzane... ;-)

    Grande Giovanni!

    Bruno Enna

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  2. le donne e gli squali... :)

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