Brividi di freddo, paura ed emozione. Nel pomeriggio arriviamo
al miiitico – pronunciatelo alla Homer Simpson – campo base dell’Everest. Il
romanticismo gioca (sporco) un grosso ruolo nei “più” del pianeta: il più alto,
il più a sud, il più caldo, ecc. In realtà si tratta di una distesa di ghiaccio
e roccia piuttosto anonima, da cui tra l’altro l’Everest manco si vede bene.
Per fortuna sulla via del ritorno mi rotolano a pochi metri dalla capoccia dei
grossi massi staccatisi dalle cime, che schivo appena in tempo grazie ai super-riflessi
acquisiti dopo essere stato leccato da uno
yak radioattivo. Almeno ho qualcosa da raccontare.
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(foto di Lachlan Jones) |
Gli altri, in piumino e guanti pesanti, racconteranno invece
di quell’imbecille che sopra i cinquemila metri stava in maglietta e
pantaloncini corti.
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(foto di Lachlan Jones) |
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