Domani all’alba si parte per l’Himalaya. Alle sette e mezzo
ritiro le rupie che mi servono da un bancomat, pare che l’Himalaya sia
sprovvista. Il primo tentativo va a vuoto. Sorrido al guasto tecnico e provo
alla macchina accanto. Non va. In fondo sono in Nepal, mica sulla Rambla. Sorrido di nuovo, meno sicuro. Il terzo non va.
Sorrido nervosamente e provo sia la carta italiana che quella spagnola. Il
quarto non va. Sudo freddo, il sorriso mi si gela sul viso. Rimane un quinto e ultimo bancomat in città.
Mi avvicino stringendo i denti.
E affidandomi alle 124 divinità del pantheon indù.
Non va.
Almeno noi abbiamo un solo Dio, a bestemmiare si fa meno fatica.
Devo ancora pagare sette notti di albergo, comprare del
materiale di montagna, senza contare i soldi che servono sull'Himalaya. Ho in
tasca rupie sufficiente per un caffé. Senza zucchero. Domani alle cinque di mattina devo essere
in aeroporto con gli altri.
Chiamo l’help line
della Visa. Sono gentili e professionali. Mi dicono che a loro non risulta, e comunque
devo fare riferimento alla banca del controcorrente associato. Li mando a fare
in culo un attimo prima che cada la linea.
Chiamo la banca italiana, grazie al fuso orario
la trovo aperta. Sono gentili e professionali. Mi spiegano che hanno bloccato
il mio conto per le norme anti-riciclaggio, ma non c’è problema: domani passo
in filiale, firmo un foglietto e tutto torna a posto. Li mando a fare in culo
prima che finiscano la frase.
Chiamo la banca spagnola. Sono gentili e professionali.
Scopro che il mio limite di prelievo è 200 euro al giorno. Che in Nepal magari va
bene, ma in Svizzera ci fai appena colazione. Li mando a fare in culo dopo che
mi aumentano il tetto massimo.
Uscito ancora nervoso dal phone
center una signora occidentale mi ferma, affannata. Ci metto qualche
secondo a capire che mi sta chiedendo dove ho comprato la tunica che ho
addosso. Indovinate in che momento la mando a fare in culo, quella scimmia?
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