martedì 14 ottobre 2014

Kathmandu: uomini, dei, galline e motociclette

Alle 3 mi sveglio, sarà il fuso orario o il djhgljylufvgtvfqasas.
Alle 4.55 mi riaddormento.
Alle 5.00 il suono di mille tamburi mi risvegliano.
Penso subito che l’edificio accanto ospita un conservatorio per insonni.
Poi arrivano canti e mantra e quelle che mi sembrano grida di animali sgozzati. Stonati, questi nepalesi.
Mi rincalzo le occhiaia dentro i sandali ed esco, sono le sei.
Kathmandu è un groviglio di persone dai tratti somatici diversissimi (18 etnie, o giù di lì), odori di spezie, negozietti ammonticchiati, fili della luce intrecciati e colori sgargianti.
Scopro che oggi è il Maha Navami, il nono giorno del Dashain, la festa religiosa più importante di tutto il Nepal. La strade sono strapiene di gente venuta dalle valli circostanti, tutti con la tradizionale ghirlanda di fiori arancioni al collo. Seguo la fiumana, converge verso Durbar Square, la strada è bloccata dalle camionette di militari, anche loro con la ghirlanda (sia i militari che le camionette). Ammonticchiano un centinaio di bufali sgozzati davanti ai templi. Mi scuso mentalmente con i passanti per averli chiamati stonati.

(foto di Silvia Carrozzo)
(foto di Silvia Carrozzo)
Sono accolto come un figlio da Shree e sua moglie, i gestori del piccolo ostello che sarà la mia casa per una settimana. Elegantissimi, visti i giorni di festa. Lei sfoggia per l’occasione un bindi rilucente. Mi spiega che lo portano solo le donne sposate. Tanto l'uomo, aggiunge lei beffarda, fa sempre quello che gli pare, sposato o no. Mi sento a casa.

(foto di Silvia Carrozzo)
(foto di Silvia Carrozzo)
Sulle case non ci sono i numeri civici. Come arriva la posta? Mi dà da riflettere. Forse i numeri civici nascono quando per strada non ci si conosce più.


(foto di Silvia Carrozzo)
In un tempio vendono calze e riso, in un altro dormono pigramente dei cani, un terzo è trasformato in un’improvvisata macelleria. Nell’ultimo tre tipi contano dei soldi, centinaia di banconote ordinate per terra. Le scimmie passeggiano sui fili della luce, l’odore delle friggitorie si confonde con quello degli incensi degli antichi stupa dorati, buddisti e induisti passeggiano insieme, non capisco dove iniziano le case e finiscono gli orti. Questa è la prima e più profonda impressione che ho di questo luogo: un territorio dove i confini si confondono, dove in chiassosa e disordinata armonia convivono uomini, dei, galline e motociclette. 
(foto di Silvia Carrozzo)
(foto di Silvia Carrozzo)
(foto di Silvia Carrozzo)


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