lunedì 13 ottobre 2014

Roma - Parigi - New Delhi - Kathmandu

L’aereo lascia l’India alle sue spalle, le maestose montagne nepalesi sono sotto di me.
Cosa provo mentre rigiro tra la mani il mio biglietto di sola andata?
Sgomento. Smarrimento. Un groviglio di domande senza risposta.
Quando sarà la prossima volta che mangerò porchetta?

(foto di Silvia Carrozzo)
La parte più pericolosa dell’intero viaggio è ormai alle mie spalle. La corsa in taxi dall'aeroporto di Kathmandu rischia di lasciare per strada due cadaveri di vacca e uno di cane. Secondo me la seconda vacca è già cadavere, perchè non si muove neanche quando la urtiamo con la ruota.

(foto di Silvia Carrozzo)
Nel pomeriggio incontro Bhatt, Eliana e Jacqueline: rispettivamente India, Argentina e USA.
Giretto nel quartiere e cena veloce, in volo non ho chiuso occhio e sono a pezzi.
Spero che il djhgljylufvgtvfqasas (nella traslitterazione ho semplificato) mi lasci dormire.
Venduto come hot soup, è in realtà una micidiale arma da guerra dal grado di piccantezza sconosciuto perchè fuori scala. Quando non è inserito nelle testate missilistiche viene servito con delle verdure cotte. Un calabrese reggerebbe massimo tre cucchiaiate. Io mi fermo alla seconda, poi lo offro con un sorriso innocente a Jaqueline. Fine di un'amicizia appena iniziata, ma quanto rido. Se avevo qualcosa nello stomaco, adesso è morto. 
Bhatt fa una smorfia di delusione, per lui è scipito. Tolgo subito l'India dalle prossime possibili destinazioni.

(foto di Silvia Carrozzo)

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