Sveglia alle quattro, la neve è meglio pestarla quando è dura.
Affrontiamo il Cho La, il passo di
montagna più alto che incontreremo, 5420 metri. Lasciamo la tea house al buio, i frontali accesi. Il
panorama è spettacolare, la sconfinata distesa di neve è illuminata dalla luna
e riflette mille barbagli bluastri. Procediamo in silenzio, mentre la nostra
guida dall'espressione impenetrabile cerca a fatica il sentiero. Silenzio. Si
sentono solo i nostri respiri pesanti e lo scricchiolio degli scarponi che
rompono la neve ghiacciata.
(foto di Lachlan Jones) |
Passano le ore. Ci inerpichiamo sulla montagna.
Lanchlan non ce la fa più. Si trascina come può, la faccia
stravolta, il respiro asfittico. Sul Cho
La, con la neve – ormai molle – fino alle ginocchia, perdiamo anche Maya, distrutta
dalla fatica e dal pessimismo cosmico. Io e Moi guidiamo indomiti il gruppo, insieme
alla guida Santa (santa guida, in questo caso), aprendoci il cammino tra i
ghiacci. Nella discesa mi accompagna il mantra “Sei Un Imbecille”, che mi
ripeto religiosamente a ogni passo. I miei scarponi made in China infatti non sono impermeabili, nonostante quanto
riportato sull’etichetta: più che calpestare la neve, la incamero attorno ai
piedi e la sciolgo con il calore umano, portando la mia temperatura corporea a
quella di un pesce abissale. Li ho comprati due giorni prima di iniziare il
trekking, come prescrive la regola d’oro del perfetto escursionista idiota. Un genio.
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