La mia camera di decompressione è Londra. Ci torno dopo
averci vissuto più di 15 anni fa, con l’occasione visito le mie meravigliose sorelle.
Per le strade e nei pub mi arriva addosso uno tsunami di ricordi ed emozioni, ma non è questo il posto adatto per
parlare, non sono cronache asiatiche.
Camere di decompressione rosse |
Dopo una settimana sono a Barcellona. La Sagrada Famiglia ha un pezzo in più, il parco sotto casa mia è stato completato, una strada ha cambiato senso di marcia. Entro nel mio appartamento dopo tre mesi e mezzo: è bello avere un posto dove stare, invece di un bus che ti sballotta tutta la notte con il tubo di scappamento in faccia. I giorni della settimana hanno di nuovo un nome. Con loro torna anche l’insostenibile leggerezza della quotidianità. Un esempio. In Asia mangiare era: scegliere tra un baracchino e quello accanto. Qui è: pensare cosa mangiare, fare la spesa, cucinare, lavare i piatti, buttare la spazzatura.
Ma la cosa che mi colpisce di più è la perduta semplicità
delle cose. Durante gli ultimi mesi tra A e B c’era un unico, lineare percorso
da fare. Qui c’è una matassa di percorsi possibili: molti farraginosi, molti
collegati tra loro o peggio troppo simili tra di loro. È questa, la semplicità
delle cose, l’insegnamento che mi porto dietro nel mio bagaglio a mano? Ma
soprattutto: chi ha detto che dovevo tornare con qualche insegnamento? Ho gli
occhi pieni di bellezza, lo stomaco pieno di sticky rice, il sangue pieno di adrenalina e antitetanica. E un
quaderno pieno di racconti: non vi sembra abbastanza? O credevate che sarei tornato illuminato e pieno di rivelazioni?
grazie grazie grazie grazie. leggere i tuoi post è una scorpacciata di vita, colori, odori e sogni! buon rientro nella melma europea...
RispondiEliminamandi! giacomo bomben