martedì 18 novembre 2014

Bangkok: santini e santoni

Vado a fare i biglietti per il treno. La linea a nord è bloccata per lavori, l’unico modo per raggiungere Chiang Mai è il bus, il primo è disponibile domani.
Sono intrappolato in questa megalopoli di acciaio, oro e cemento, senza cuore e senza centro. Dove sono i negozietti di sacchi a pelo taroccati di Thamel? Dove i templi induisti ricolmi di divinità sporche e annoiate? Dove i taxi selvaggi che si incastrano l’uno con l’altro dentro i vicoli bui? Rassegnato e di malumore, vado a fare un giro.
Ma Bangkok mi sorprende. Mai ho visto tanti baracchini di cibo per strada, nemmeno nelle nostrane fiere paesane. E questi misteriosi spiedini mi sembrano tutti buonissimi. Ho solo ventiquattro ore prima di lasciare la città. Decido di fare un pasto ogni 40-50 minuti: ciò mi salverà e mi rallegrerà la giornata.


Arrivo al Democracy Monument, confluenza di due stradoni enormi. C’è una discreta folla. Ad occhio e croce, un milione di persone (la questura direbbe 200mila). Vedo maxischermi, maxiamplificatori, maxitendoni sui viali, musica a palla sul palco, gente con le bandierine e dei colori in faccia che urla e canta. Un concerto in pieno giorno, in mezzo alla città? Avrò beccato la Woodstock del sudest asiatico? Ci sono troppi anziani, non me li immagino (né me li voglio immaginare) a fare orge, sballati dalle anfetamine, quando cala la sera. Mi avvicino. Tutti hanno dipinti in faccia o sul corpo, in fascette al collo o sui cappellini, i colori blu e bianco. Una festa sportiva? I Bangkok Catfish hanno finalmente vinto lo scudetto di bocce dopo 150 anni, contro gli amati-odiati Siamese Brothers, in un derby che sarà ricordato negli annali? La Tailandia ha vinto la Coppa Asia di bob a due?
Finalmente scopro che si tratta di una manifestazione politica. Contro la presidentessa del governo, sorella dell’ex-primo ministro esiliato per corruzione. Come se la sorella di Craxi prendesse il suo posto. O un amico stretto, tipo Berlusconi. Da noi sarebbe fantascienza.Cioè, sarebbe fantascienza che la gente manifestasse per questa ragione.
Gli indignados locali occupano la città. Ma siccome sono asiatici fanno le cose per bene: un quartiere intero della capitale è stato chiuso (ecco perché il traffico di ieri!), i concerti e i discorsi politici si susseguono no-stop da giorni, decine di migliaia di persone sono accampate in blocco permanente. Non capisco bene i dettagli della protesta, la politica locale è più incasinata delle strade di Katmandu. Sta di fatto che mezza città è qui, ad agitare i santini blu e bianchi dei leader dell’opposizione. 

L'altra metà della città è invece affaccendata nella visita di un santone: il Budda vivente? un dotto teologo? un famoso guru? Non capisco bene i dettagli dell’evento, la religione locale è più incasinata della politica locale. Decine di migliaia di persone sono accampate in blocco permanente nella zona dei templi (dorati e barocchi, nulla hanno a che fare con le belle e semplici stupa nepalesi). Un’organizzazione da Live for Africa e un merchandising che farebbe impallidire Padre Pio. File chilometriche. Pagode che rigurgitano gente. Aspettano, mangiano, venerano la sacra effige del vecchietto. In una sala a centinaia cercano di far stare in piedi una monetina: un rituale propiziatorio, penso. Forse chi ci riesce - come ne “La spada nella roccia” - diventa il nuovo santone. Ci provo. Ci sto un bel po’. Inumidisco di saliva il bordo della moneta. Ma non è con dei vili trucchetti che ci si guadagna la santità: mi dovrò accontentare di scrivere sceneggiature.
Altri si buttano come indemoniati su delle caramelle (benedette? costose? rare?) che un monaco butta a intervalli regolari sulla folla all’entrata di un mastodontico tempio dorato. Me ne arriva una in faccia e la regalo a una vecchietta accanto a me. Quella mi guarda sbalordita e poi arraffa veloce la caramella, prima che io ci ripensi, con un mezzo sorriso di ringraziamento. L’altro mezzo sorriso è un evidente “ma quanto sei fesso, turista ignorante e miscredente”. Capisco che ho appena perso la possibilità di diventare ricco, felice, immortale o qualcosa del genere. Allora mi dirigo nella zona in cui danno cibo gratis e mi scofano l’impossile, percorrendo tutta la gastronomia thai - che non è poca cosa - in mezz’ora: secondo la legge del karma meritavo una grossa ricompensa e non ho intenzione di aspettare un benevolo incontro o una dubbia illuminazione.
  

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