Sono intrappolato in
questa megalopoli di acciaio, oro e cemento, senza cuore e senza centro. Dove
sono i negozietti di sacchi a pelo taroccati di Thamel? Dove i templi induisti
ricolmi di divinità sporche e annoiate? Dove i taxi selvaggi che si
incastrano l’uno con l’altro dentro i vicoli bui? Rassegnato e di malumore, vado a fare un giro.
Ma Bangkok mi sorprende. Mai ho visto tanti baracchini di cibo per strada, nemmeno nelle nostrane fiere paesane. E questi misteriosi spiedini mi sembrano tutti buonissimi. Ho solo ventiquattro ore prima di lasciare la città. Decido di fare un pasto ogni 40-50 minuti: ciò mi salverà e mi rallegrerà la giornata.
Finalmente scopro che si
tratta di una manifestazione politica. Contro la presidentessa del governo,
sorella dell’ex-primo ministro esiliato per corruzione. Come se la sorella di
Craxi prendesse il suo posto. O un amico stretto, tipo Berlusconi. Da noi sarebbe fantascienza.Cioè, sarebbe fantascienza che la gente manifestasse per questa ragione.
Gli
indignados locali occupano la città.
Ma siccome sono asiatici fanno le cose per bene: un quartiere intero della capitale
è stato chiuso (ecco perché il traffico di ieri!), i concerti e i discorsi
politici si susseguono no-stop da giorni, decine di migliaia di persone sono
accampate in blocco permanente. Non capisco bene i dettagli della protesta, la
politica locale è più incasinata delle strade di Katmandu. Sta di fatto che
mezza città è qui, ad agitare i santini blu e bianchi dei leader dell’opposizione.
L'altra metà della città è
invece affaccendata nella visita di un santone: il Budda vivente? un dotto
teologo? un famoso guru? Non capisco bene i dettagli dell’evento, la religione
locale è più incasinata della politica locale. Decine di migliaia di persone sono
accampate in blocco permanente nella zona dei templi (dorati e barocchi, nulla
hanno a che fare con le belle e semplici stupa
nepalesi). Un’organizzazione da Live for
Africa e un merchandising che farebbe impallidire Padre Pio. File chilometriche.
Pagode che rigurgitano gente. Aspettano, mangiano, venerano la sacra effige del
vecchietto. In una sala a centinaia cercano di far stare in piedi una monetina:
un rituale propiziatorio, penso. Forse chi ci riesce - come ne “La spada nella
roccia” - diventa il nuovo santone. Ci provo. Ci sto un bel po’. Inumidisco di
saliva il bordo della moneta. Ma non è con dei vili trucchetti che ci si guadagna
la santità: mi dovrò accontentare di scrivere sceneggiature.
Altri si buttano come
indemoniati su delle caramelle (benedette? costose? rare?) che un monaco butta a
intervalli regolari sulla folla all’entrata di un mastodontico tempio dorato.
Me ne arriva una in faccia e la regalo a una vecchietta accanto a me. Quella mi
guarda sbalordita e poi arraffa veloce la caramella, prima che io ci ripensi,
con un mezzo sorriso di ringraziamento. L’altro mezzo sorriso è un evidente “ma
quanto sei fesso, turista ignorante e miscredente”. Capisco che ho appena perso
la possibilità di diventare ricco, felice, immortale o qualcosa del genere.
Allora mi dirigo nella zona in cui danno cibo gratis e mi scofano l’impossile,
percorrendo tutta la gastronomia thai - che non è poca cosa - in mezz’ora:
secondo la legge del karma meritavo
una grossa ricompensa e non ho intenzione di aspettare un benevolo incontro o
una dubbia illuminazione.
Nessun commento:
Posta un commento