A Chiang Mai rimango 20 minuti, il tempo di
cambiare autobus. Avevo già prenotato la guest house, ma poco prima
di arrivare leggo di montagne bellissime vicino al confine. Viaggio così,
improvvisando, cambiando anche all'ultimo minuto la mia destinazione, solo
perchè qualcuno mi parla di una grotta o di un villaggio. Detto così sembra
molto bohemien, ma si fosse trattato di una suite da 500 dollari avrei
pianificato il viaggio con dieci anni di anticipo.
A Chiang Dao vado a visitare le grotte in cui sono
scolpiti i sacri Budda. Tento di entrarci senza guida e senza lanterna, facendo
il gradasso con la
lucettina del mio Nokia 1212, ma dopo un paio di metri una craniata alla roccia fa tremare gli imperturbabili sorrisi di pietra. La mia guida è una ragazza
di circa vent'anni, paffutella e timida, parla uno stentato inglese. Rimango a
chiacchierare con lei e le sue colleghe. Le solite domande di rito: sei
sposato? quanti figli hai? prima ancora di chiederti il nome. Le solite
risposte di rito: ho moglie e due figli, costretti in Europa per mancanza
di vacanze. Una volta sola ho detto la verità e mi sono ritrovato sommerso di
imbarazzantissime domande tutte del tipo "perchè alla tua età non ti sei
ancora riprodotto?". Per anni ho rintuzzato invano quelle, solerti e
stupite, di mia nonna: non ho intenzione di farmi triturare i coglioni anche
dagli sconosciuti.
Mi dicono che sono bello. Domando loro il perchè. Tutte concordano sul fatto che ho un bel naso. Ah, ecco. I vantaggi del gap culturale.
Mi dicono che sono bello. Domando loro il perchè. Tutte concordano sul fatto che ho un bel naso. Ah, ecco. I vantaggi del gap culturale.
Ci sono, ma non si vedono (le succhiasangue) |
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