mercoledì 12 novembre 2014

Chitarre sacre

Attacco bottone con un cartolaio. Non capisco una mazza di quello che dice, ma è simpatico.
Porto sapientemente la conversazione su karma, meditazione e compagnia a briscola.
Al tipo si illuminano gli occhi, è un attimo.
All'improvviso con entusiasmo mi chiede se ho familiarità con la Guitar.  

Cerco mentalmente le implicazioni mistiche della scala di DO. Battisti la sapeva lunga.
Beh, robetta, quattro accordi, roba da giovine, minimizzo io: chi non ha strimpellato una chitarra da adolescente? Anche da voi in Nepal è lo stesso? incalzo.
Mi guarda strano. Guitar, ripete. Sì, avevo anche un bongo, continuo io.
Mi guarda ancora più strano. Guitar, insiste. Guitar! Bagava Guitar!
No, mi dispiace, non conosco questa marca, confesso.
Lui ripete la marca della chitarra come un mantra, come se alle millesima ripetizione lo strumento si potesse materializzare davanti a noi.



Dopo cinque minuti capisco.
Bhagavad Gita, uno dei principali testi sacri dell'induismo.
Inizia ad attaccarmi un pippone di mezz'ora sulle 245 mogli di Shiva, nominandomele una a una. A un certo punto mi chiede di ripetergliele. Ho il mal di testa. Tira fuori da sotto il bancone un libro ingiallito e spesso come l'elenco telefonico del Belgio (ma molto meno entusiasmante). Mi offre di leggere qualche brano con lui. Lo ringrazio ed esco rapidamente, dicendogli che ho un appuntamento urgente.
Così imparo. La prossima volta con gli sconosciuti si parla rigorosamente di calcio, Berlusconi e mafia.

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