Strade tranquille, aria
tersa, un meraviglioso bosco con un tempio dorato che svetta sulla città, l’Annapurna
sullo sfondo, decine di barche che galleggiano colorate e sonnacchiose sulla superficie del lago,
pochi negozi, quasi nessuno per strada. Sono diversi i gesti, gli sguardi, i
movimenti della gente.
Ma non è tutto oro quel
che tace.
Me lo spiega Krishna, un
omone grande e grosso che ospita nella sua casetta a tre piani una dozzina di bimbi: insieme a sua
moglie li cura, li veste, dà loro da mangiare, li fa andare a scuola. Come se
fosse una grande famiglia. Mi parla di abusi, violenze, bimbi venduti come
schiavi alle famiglie ricche, in un sistema dove le caste sono tutto. Se nasci
nella casta sbagliata, è finita. E c’è veramente poco da fare. Lui è uno di quelli che fa questo "poco".
Siccome è ancora tempo di
feste, mi invitano a condividere con loro il “pranzo di Natale”, con tutti i rituali del caso. Durante un'emozionante cerimonia mi
segnano il tikka sulla fronte. Nel pomeriggio vado con i bimbi casa per casa, a ripetere a
squarciagola le filastrocche tipiche, chiedendo dolcetti o
qualche rupia. La mia carriera è fulminea: in un'ora da corista passo a tesoriere, poi tamburo ufficiale. Loro si
divertono un sacco a vedere un occidentale cantare storpiando tutte le parole,
io rimango incantato a vederli sorridere e danzae.
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