Faccio lo zaino, saluto il
cartolaio del Baghavad Gita, mangio l’ultimo dal bhat. Ultima birra con Moi, sull’onda di una freschissima nostalgia.
Ultimo giro tra le stradine chiassose e confuse di Thamel. Ringrazio Sri e sua moglie, poi la ragazza della reception
dal viso mongolo.
Mi mancherà, il Nepal.
Molto.
Mi è rimasto nel cuore, e
non è una frase fatta.
Ancora oggi sento gli
odori acri di Kathmandu. Un misto di polvere e incenso, umido e spezie, fritto,
animali, aria pesante, fumo. Ne vedo i colori opachi, le asperità di legno
scuro e pietra scheggiata, ferro battuto, i granata e i fucsia delle donne, i grovigli di fili
elettrici intrecciati.
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