All’alba il cielo di Lukla si apre. I bimotore tornano a ronzare sulla pista della morte.
Torniamo a Kathmandu,
dove si riordinano idee e bagagli. I miei compagni si fanno finalmente una
doccia, dopo due settimane in cui l’acqua non ha toccato la loro candida (?) pelle. Non li riconosco: in abiti civili, senza scarponi in goretex e senza cappello di lana, e soprattutto senza quella sottile crosta di ghiaccio attorno alle ciglia.
In città il Tihar
si trasforma: per i Newari è il
capodanno, e lo festeggiano con grandi composizioni di fiori per le strade,
lampade accese tutta la notte, danze e balli. Io accendo il cero rituale, ma non mi ricordo più cosa ho chiesto a ciascuna (tanto per non sbagliare) delle decine di divinità locali. Di sicuro un caffè come Shiva comanda.
(foto di Silvia Carrozzo) |
Altra botta di culo. Tra poco ci sarà uno sciopero
generale per 10 giorni, poi le elezioni. Io sarò lontano. Chi vincerà?
Forse il partito che io chiamo nazicomunista. Simbolo: falce e martello con
accanto la svastica, che farebbe la felicità degli scrittori di ucronie. Qui la
svastica, simbolo del sole, è dappertutto, ne ho viste un sacco colorate dipinte dai
bambini davanti alle case.
Intanto abbiamo di nuovo accesso a un comodo internet. Mi accorgo che dal
minuto 1:40 in poi questi tipi hanno fatto quasi lo stesso itinerario nostro,
godetevelo:
www.youtube.com/watch?v=Pwytuanh-_k&hd=1
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