venerdì 28 novembre 2014

L’oppio dei popoli (tagliato malissimo)

Siamo nel profondo nord del Laos, a ridosso della frontiera. A Luang Nam Tha, come da copione, una grinzosa e colorata vecchietta ci vende l'oppio. Non fumare oppio nel cuore del Triangolo d'oro è come non mangiare la pizza a Napoli. Enguerrant non perde tempo e ne ordina una dose ca' pummarola n'goppa. Nel frattempo abbiamo imbarcato nel gruppo Coralie, ennesima francese. Sono in viaggio da un mese e mezzo e di tutti i milioni di backpackers incontrati solo due sono italiani: li liberano unicamente a luglio e agosto? Sono comodamente nascosti nei resort all inclusive? 
Orgoglio nazionale o meno, sono l'unico dei quattro a non stare male la notte. Il mio corpo è ormai immune a cibi avariati, vermi del bambù, veleni, droghe e compagnia brutta. 

Mercato: una spacciatrice vista di spalle

La mattina dopo alle cinque veniamo svegliati da un'assordante cacofonia di jingles dozzinali: come una musica da sala d'aspetto, però sparata a migliaia di decibel. Saltiamo in aria. Ci sporgiamo intontiti dalle finestre. Davanti a noi dei giganteschi altoparlanti trasmettono qualcosa che rimbomba per tutta la valle. I bestemmioni dei francesi, ancora con un terribile cerchio alla testa, sono molto eleganti. 
Più tardi scopro che si tratta del notiziario locale: non essendoci giornali (se non uno, e solo su abbonamento) ed essendo poco diffuse televisione e radio, il governo comunista e monopartitico si premura di far sapere ai propri cittadini quante opere buone ha compiuto il giorno prima. All'alba, a volume da rave party. Tanto puoi votare solo loro.


Per fortuna esistono altri modi di cominciare la giornata

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