Le Filippine sono la Terronia dell'Asia. Non sono nemmeno Asia, se non
geograficamente: complice la colonizzazione spagnola e quella USA non hanno
nulla in comune con i paesi accanto. Gli stessi pinoy (filippini) sono diversissimi tra
di loro. Settemila isole, 180 lingue diverse, cento milioni di abitanti, non
so quanti gruppi etnici.
In ogni caso parlano quasi tutti inglese, che qui è lingua
ufficiale. La mia voglia di interazione con gli autoctoni, finora frustrata
dalle barriere linguistiche del Mekong, esplode. Ci metto una mattinata per
capirlo: amo questo paese. Amo i suoi jeepney
colorati, le sue bakery, le sue
spiagge bianche, i sorrisi semplici e divertiti.
Ogni tanto ho l'impressione di stare in America Latina, saranno le chiese
in stile barocco-messicano o le
soap
opera che imperversano sugli schermi e nei cuori locali. La gente ti si avvicina e domanda (in quest'ordine): Di che
religione sei? Sei sposato? Perchè tua moglie e i tuoi due figli non sono con
te? I
pinoy non si accontentano di risposte vaghe, non sono riservati come i
lao o i
khmer. Ribatto, riempiendoli di dettagli, mentre la mia famiglia immaginaria prende corpo, si arricchisce di
nomi e personalità, aneddoti e cappellini buffi, cibi preferiti e piccoli
litigi quotidiani, nostalgie e lunghe mail. Al ritorno in Europa mi stupirò di
non incontrarla in casa.
|
Lo special trip è quello che si è fatto il carrozziere del mezzo? |
|
A ognuno il suo colore, ce n'è per tutti |
|
Sarebbe anche sobrio, se non fosse per la cromatura laterale |
Nessun commento:
Posta un commento