domenica 14 dicembre 2014

La kon, Laos, addio

La kon, Laos. Goodbye. È un addio o un arrivederci?

Ogni giorno mi sveglio e il Budda dorato mi sorride dalla terraferma

Decido di passare l'ultimo giorno davanti al Mekong. La festa è finita, il silenzio riempie di nuovo l'isola. Mi siedo a un tavolino di legno e lì passo l'intera giornata. Senza pensieri. Senza muovermi. Senza scrivere, senza leggere, senza quasi neppure parlare con Nicolet che ne approfitta per riposarsi. Guardo scorrere lento il fiume. Una barca riporta a casa i contadini che hanno venduto la loro verdura al mercato. Un pescatore getta le reti e aspetta pazientemente che qualche pesce rimanga impigliato. I bambini giocano pacificamente. Sulla riva opposta il colossale budda dorato mi guarda con occhi sereni. 
Lentamente il cielo diventa rosso, ed è subito sera. 

Sono emozionato come se dovessi dire addio a un amico caro

Addio Laos.
Ero venuto in cerca di avventura e me ne vado via con il cuore colmo di pace e tranquillità, il ritmo pigro del Mekong che mi scorre dentro. Lo terrò come ricordo.  Così come l'innocenza dei tuoi abitanti, che ripongono i soldi in scatoline di legno aperte sopra il bancone, che non sanno ingannare i turisti, che sorridono amabilmente anche quando non comprendono nulla, che lasciano le porte aperte, che non conoscono la malizia e la prepotenza.
A Don Khong, senza elettricità fino a pochi anni fa, stanno costruendo due ponti che lo collegheranno alla terraferma. Al Laos succederà lo stesso. I cinesi progettano la costruzione di venti nuove dighe lungo il Mekong, per sfruttarne a pieno il potenziale idroelettrico. E nel 2015 il treno ad alta velocità tra Bangkok e Shangai passerà per il paese, attualmente privo di rete ferroviaria. 
Il Laos, il mio Laos, non sarà mai più lo stesso. Gli sguardi puri e sorridenti della sua gente si tingeranno di altri colori. La loro innocenza si trasformerà in chissà che cosa.
Spero almeno che per quel giorno gli stramaledetti galli siano tutti morti.


Sullo sfondo il futuro del Laos, in mano alle gru cinesi

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