Le più belle sorprese sono quelle inaspettate. Ma come?
direte voi, una sorpresa è sempre inaspettata! Sbagliato. Se vado in Laos, che
fino a sei mesi fa non sapevo manco esistesse, è ovvio che mi aspetti sorprese.
A sporte. Nulla in confronto a quelle trovate nelle Filippine.
Decido di andare in Indonesia, su indicazione di Enguerrant
e Valerie. Un attimo prima di fare i biglietti do un’occhiata al meteo: tifoni,
maremoti, uragani, spiagge spazzate via, traghetti affondati e Godzilla che a
Natale suole devastare l’intera Sumatra.
Che fare? Tra un'ora lascio la Cambogia e non ho ancora
una destinazione. Myanmar? Malesia? Bangladesh? Uno ha la dittatura militare, l'altra il turismo di massa russo, l'ultimo una gastronomia scipita. Mi arriva una mail di
Coralie, che alla fine non è andata in Vietnam. Si trova a Bohol, una remota isola
delle Filippine, dice che sta benissimo. Guardo il meteo di
Manila: sole. Guardo la bandiera filippina, ha gli stessi colori dei paesi
finora visitati: bianco, rosso e blu. Traccio una linea immaginaria che va da
Kathmandu all'isola in questione, a metà c'è il Laos. Tutto quadra: la prima
tappa sono stati i ghiacciai del Nepal, la seconda le risaie che
accompagnano il corso del Mekong, la terza saranno le isole disseminate
nell’arcipelago filippino.
Per me è più che sufficiente. Faccio il biglietto.
Sono le sei di mattina, tra meno di 12 ore sarò in un paese che fino a pochi minuti fa non pensavo di visitare nemmeno di striscio.
E poi al centro dell'isola ci sono centinaia di collinette vulcaniche che sembrano arancine: è ovvio che sarei finito lì.
Sono le sei di mattina, tra meno di 12 ore sarò in un paese che fino a pochi minuti fa non pensavo di visitare nemmeno di striscio.
E poi al centro dell'isola ci sono centinaia di collinette vulcaniche che sembrano arancine: è ovvio che sarei finito lì.
Chocolate Hills, delle colossali arancine in mezzo alle palme |
I minuscoli abitanti di Bohol: se li bagni di notte diventano cattivi? |
Tutti insieme nella banconota da 200 pesos. |
Per arrivare a destinazione utilizzo tutti i mezzi di trasporto che
l'uomo ha inventato: tuk-tuk
fino al
centro di Siem Reap, poi bus fino alla frontiera, poi furgone per
passare in
Thailandia, poi minivan fino a Bangkok, poi treno fino all'aereoporto, poi
aereo fino a Manila, poi altro aereo fino a Cebu, poi taxi fino al
porto,
poi nave fino a Bohol, poi tricycle
a Tagbilaran, poi corrierone fino ad Anda.
Anda è ovviamente il posto più lontano, dove finisce la strada dell'isola. E anche l'isola.
Nel frattempo, due episodi.
Il primo: nell'aeroporto di Bangkok non voglio farmi decollare. Per andare nelle Filippine devo avere un biglietto di ritorno: lo faccio in tre minuti, indicando una destinazione a casaccio tra quelle più economiche. Mi rimane il dubbio di avere prenotato un charter per il nord della Siberia, ma ho l'attrezzatura da neve in fondo allo zaino e non mi preoccupo più di tanto.
Mi preoccupo invece quando dopo essere usciti dal traffico tentacolare di Cebu il tassista accosta in mezzo al nulla, in una periferia deserta alla Blade Runner. Gli chiedo perchè ci siamo fermati, lui mi indica un punto inequivocabile al centro dei suoi pantaloni. Non capisco, o non voglio capire. Mi guarda, puntando di nuovo il dito sulla cerniera. Gli mostro una banconota, sottolineando la mia intenzione di pagare in natura. Lui indica di nuovo la cerniera, con decisione. Sventolo con maggiore vigore la banconota, confidando nel cambio con il dollaro.
Mi guardo intorno: nessuno. L'ultima macchina è passata da qui la settimana scorsa.
Gli dico che ho fretta, devo prendere il ferry per Bohol. Ma lui ha più fretta di me. Con la mano tira giù la cerniera, con un gesto rapido, mentre io aggiungo una seconda banconota di mancia.
Poi scende dal taxi e piscia sul bordo della strada.
Come sarebbe più facile se tutti parlassero inglese.
Anda è ovviamente il posto più lontano, dove finisce la strada dell'isola. E anche l'isola.
Nel frattempo, due episodi.
Il primo: nell'aeroporto di Bangkok non voglio farmi decollare. Per andare nelle Filippine devo avere un biglietto di ritorno: lo faccio in tre minuti, indicando una destinazione a casaccio tra quelle più economiche. Mi rimane il dubbio di avere prenotato un charter per il nord della Siberia, ma ho l'attrezzatura da neve in fondo allo zaino e non mi preoccupo più di tanto.
Mi preoccupo invece quando dopo essere usciti dal traffico tentacolare di Cebu il tassista accosta in mezzo al nulla, in una periferia deserta alla Blade Runner. Gli chiedo perchè ci siamo fermati, lui mi indica un punto inequivocabile al centro dei suoi pantaloni. Non capisco, o non voglio capire. Mi guarda, puntando di nuovo il dito sulla cerniera. Gli mostro una banconota, sottolineando la mia intenzione di pagare in natura. Lui indica di nuovo la cerniera, con decisione. Sventolo con maggiore vigore la banconota, confidando nel cambio con il dollaro.
Mi guardo intorno: nessuno. L'ultima macchina è passata da qui la settimana scorsa.
Gli dico che ho fretta, devo prendere il ferry per Bohol. Ma lui ha più fretta di me. Con la mano tira giù la cerniera, con un gesto rapido, mentre io aggiungo una seconda banconota di mancia.
Poi scende dal taxi e piscia sul bordo della strada.
Come sarebbe più facile se tutti parlassero inglese.
Questa è l'isola di Bohol, nelle Filippine... |
...Anda è in fondo a destra, lontano dal resto del mondo. |
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