mercoledì 17 dicembre 2014

L'isola di Koh Trong, krama e ciabatte

Vado a sud, seguendo il mio amato e pacioso Mekong.
Prima di lasciare Nicolet faccio un salto sulla bella isola di Koh Trong, fuori dalle rotte dei farang nonostante sia proprio di fronte a Kratie. Misteri dei flussi turistici: basta spostarsi di una strada o di pochi metri e non si incontra anima viva, come succede anche a Barcellona o a Venezia.
L’isola è un banco sabbioso stretta un chilometro e lunga cinque, si percorre tutta in bici nel giro di un’ora solo perchè la sterrata è piena di buche. È splendida e autentica, con le grandi risaie al centro e un’antica stupa di pietra sulla punta nord, con i contadini che indossano il krama o il cappello di bambù. Sulla riva opposta a quella su cui sbarco c’è anche un piccolo villaggio galleggiante vietnamita, è il primo che vedo. Le case sono costruite sopra grosse fascine di legno e bambù, che periodicamente vengono rimpiazzate. La vita intera della comunità avviene nel fiume, senza bisogno di toccare terra se non per scambiarsi merce o visite con la gente dell’isola. La posizione del villaggio cambia a seconda della stagione e del livello delle acque. Assolutamente affascinante.

Il villaggio galleggiante vietnamita
Le risaie al centro dell'isola
L'unica strada di Koh Trong: nessuna auto e molte vacche

krama sono lunghi pezzi di stoffa a quadri colorati, tessuti a mano, che vengono utilizzati dai khmer uomini e donne per i più disparati usi: intorno al collo come sciarpa, foulard per il proteggersi il viso dalla polvere, arrotolato in testa nelle giornate in cui il sole picchia forte, cinto in vita quando bisogna lavarsi nella fontana pubblica, messo di traverso per reggere un bebè o semplicemente appoggiato sulla spalla in alcune cerimonie. E poi come cintura, tovaglia, fazzoletto, fagotto, scacciamosche e perfino per reggere i pezzi di una carrozzeria che sta cadendo a pezzi. Penso a quanti oggetti diversi useremmo noi europei e mi viene un sudore freddo. Che mi detergo con il krama.

Un krama bianco e rosso, il più popolare...
...e uno dalla fantasia più moderna

A Kratie noto un'altra particolarità della Cambogia. Così come in Laos c’erano le bocce, qui lo sport nazionale sembra essere il lancio della ciabatta. Bisogna colpire la ciabatta dell’avversario o qualcosa del genere: non colgo appieno le regole, ma vedo che lo praticano con grande passione e diligenza. Non è facile, le ciabatte vengono tirate a grande distanza, di piatto, facendole sibilare come un frisbee. Ci puntano su anche parecchi soldi. Da piccolo conoscevo una signora che avrebbe potuto gareggiare per la medaglia d'oro, come testimoniano ancora i due o tre tagli sulla capoccia del figlio.

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