lunedì 8 dicembre 2014

Il rombo del motore (2): diavolo rosso e incazzato

Assaporo la velocità. Altro che bicicletta, la pedalata sostenibile e tutte le altre minchiate degli ecologisti. Correre in moto è splendido. Ma l'inevitabile succede. Era scritto negli astri e nelle direttive industriali della Repubblica Popolare Cinese. Succede alla prima pompa di benzina. Mi accorgo che Willy gocciola. Allungo una mano: oleoso. Ora, io di motori capisco quanto La Russa di meccanica quantistica, però se lo scooter perde non è bello. Non è normale che perda un liquido oleoso, no? Sarebbe come se un corpo umano perdesse sangue. Scartata la possibilità che Willy abbia le mestruazioni, decido di preoccuparmi.

Cercano di capire dov'è il problema: basterebbe leggere il Made in China

Il primo meccanico mi stringe un bullone e mi congeda con un gran sorriso, come si congedavano i soldati in missione suicida. Bene. Cerco un secondo meccanico. Questo qui non ha nemmeno gli attrezzi per smontarmi Willy. Siamo a cavallo. Il terzo meccanico, un attimo prima imperturbabile nella tipica paciosità asiatica, al vedere la situazione fa delle strane smorfie preoccupate. L'ultima volta che ho visto questa espressione sul viso di qualcuno era di un corrispodente di guerra in Afganistan. Chiedo a La Russa se la cosa può essere grave, Ignazio bofonchia qualcosa sul bosone di Higgs che potrebbe far implodere il serbatoio.
Il fatto è che il meccanico, come il 99% dei locali, non parla inglese. Quando dico non parla inglese intendo che non parla NIENTE della lingua di Shakespeare. Non capisce parole basiche come okay, problem, good o il segno di OK fatto con il pollice alzato. Figuratevi "spinterogeno". E nel mio mini-prontuario ci sono frasi utilissime come "Quanti anni hai?" o "Mi piace il vostro paese!", ma nessun  "per caso mi sta andando a pezzi il motore e rischio la vita se faccio un altro metro in queste condizioni?". 

Secondo me cambiando tutto tranne la leva del cambio funziona

Cerco disperatamente un traduttore nel villaggio, lo trovo. Il meccanico in sostanza mi dice che devo mettere Willy sul primo bus e andare a farmelo riparare nella città più vicina. "Col cazzo", gli rispondo in perfetto lao, con uno smagliante sorriso. Prendo Willy e me ne torno a Tha Khaek. Sono 120 chilometri sotto il sole giaguaro, ovvero 240 tra andata e ritorno, non li sento nemmeno.
Faccio una sfasciata alla signora Wang Wang e visto che ci sono anche all'incantevole figlioletta di pochi mesi. Lei, impassibile, mi da un'altra ferraglia a due ruote. Non si accende nemmeno. Al terzo tentativo dà un timido segno di vita e la signora me lo rifila sorridendo, dicendo che è l'unico che ha. "Col cazzo", le rispondo, con un accento ormai irreprensibile. Stallo. Contrattazioni. Minacce. Finchè non arriva un tedesco a restituire il proprio vespino. Gli chiedo come funziona, lo prendo, è un gemello di Willy ma ha i cromosomi giusti. Ruggisce. Prima che miss Wang Wang possa aprire bocca sono di nuovo sulla strada. Willy a 60 tremolava come una foglia mentre Tony (questo il nome del mio nuovo destriero) a 90 non fa una piega.

Io sono MOLTO più incazzato di lui

Ho perso una mattinata, ma sono deciso ad arrivare comunque a Kong Lo. Esco dalla città e mi cambio: casco rosso (non perchè sia improvvisamente preoccupato delle leggi, ma il sole giaguaro fa bollire l'asfalto e la mia testa), bandana al collo rossa e nera, occhiali da sole, pantaloni lunghi, maglietta a maniche lunga rossa e nera, un'espressione truce negli occhi: da Easy Rider mi trasformo in Ghost Rider. Inforco la sella, spingo al massimo, lascio una scia di fiamme sull'asfalto, mi faccio 180 chilometri in due ore, non mi fermo neanche per pisciare.
Appena torno in Europa mi compro uno scooter e ci vado in giro per il mondo. A sterminare i galli.

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